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  • Immagine del redattoreBarbe à Papa Teatro

PERDEREMO UNA GENERAZIONE DI TEATRANTI

Come sempre, nelle crisi, sono i più deboli a pagare il conto più salato. E i più deboli, nel teatro, probabilmente sono i giovani autori, registi, attori, le giovani compagnie. Il sottoinsieme di una categoria che già in condizioni di normalità fa un’enorme fatica a raggiungere guadagni dignitosi, che si ripercuotono in una vita sociale, familiare e sentimentale, che ci costringe a procrastinare a data da destinarsi scelte che invece per molti sono la normalità – affittare una casa, mettere su famiglia, prendere una macchina, chiedere un prestito o un mutuo. Tutte cose nemmeno lontanamente realizzabili dalla maggior parte di noi.

Troppo spesso si usa impropriamente il termine “giovani”, e forse anche noi stessi abusiamo della parola, usandola come giustificazione per non aver raggiunto determinati traguardi economici e professionali. Il sistema teatrale è evidentemente un sistema che ha delle falle non di poco conto. Delle anomalie difficilmente paragonabili ad altri settori professionali. I requisiti per ricevere il famoso bonus di 600 euro dall’INPS, hanno lasciato fuori professionisti che hanno la sola sfortuna di non aver accumulato 30 giornate lavorative nel 2019. Un tipo di sfortuna assolutamente normale e tollerata in questo sistema. Chi fa l’attore, probabilmente fino a dicembre, non avrà nessuna possibilità di lavorare e quindi di guadagnare. Nessuna. Perderemo centinaia di talenti che a un certo punto molleranno la presa per andare a fare altro. Perderemo talenti per colpa di un sistema che già da prima era troppo cieco e sordo per lasciare un po’ di spazio alle nuove generazioni, troppo impegnato negli spettacolifici ministeriali, nell’assegnare e ricevere poltrone, e nel riempire ego e portafogli di pochi. Tanto – storia vecchia – chi sarà sopravvissuto a questo sciagurato anno, tornerà al proprio posto di sempre. Una generazione si sarà persa. Poco male. Ne arriveranno di nuove.

“…e tanto vale affidarsi al vento, a questa brezza fresca da occidente e al tepore della Terra che mi riscalda il culo. L’indispensabile culo che, finora, mi ha sempre accompagnato”. (E.Baldoni)


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